Un ambito chiave nello sviluppo della cybersecurity è rappresentato dal mercato dell’Internet of Things (IoT). Affermarlo è quasi un’ovvietà, se si considera che nel 2030 gli oggetti connessi saranno in tutto il mondo circa 29,5 miliardi (fonte: Statista). Ciò genera la necessità di rendere questi oggetti il più possibile protetti dall’azione dei cybercriminali, sempre più intensa e dannosa, come evidenzia anche il Rapporto Clusit da poco pubblicato.
Un contributo essenziale nella spinta alla produzione di oggetti connessi più sicuri viene dall’opera dei legislatori. Il 15 settembre 2022 la Commissione Europea ha presentato il Cyber Resilience Act, una nuova proposta di regolamento che punta a definire un livello più alto per la sicurezza informatica dei dispositivi IoT fatti circolare nel mercato dell’Unione, prevedendo obblighi più rigorosi per i loro produttori.
Il Cyber Resilience Act è una delle tappe principali sulla strada della trasformazione che l’Europa intende perseguire entro il 2030 con il programma strategico per il decennio digitale. Il provvedimento è complementare rispetto al Regolamento 2019/88, con il quale è stata istituita l’ENISA (l’Agenzia dell’Unione Europea per la Cybersecurity) e, soprattutto, è stato introdotto nell’ordinamento comunitario un quadro comune di certificazione della cybersicurezza per i prodotti digitali. Nel nostro ordinamento la certificazione è regolata dal Decreto legislativo 123/2022, che recepisce il regolamento appena citato.
L’espansione del mercato
Per comprendere i motivi per i quali il Cyber Resilience Act è un provvedimento tanto opportuno quanto necessario, è utile approfondire il mercato italiano dell’IoT. Nel 2022 nel nostro Paese si sono contati circa 124 milioni di oggetti connessi, quindi oltre 2 unità per abitante. L’incremento rispetto al 2021 è stato di circa 14 milioni di pezzi. Ad affermarlo è l’Osservatorio Internet of Things, School of Management del Politecnico di Milano.
Questi valori si sono tradotti in una crescita del 13% tra i due anni presi in considerazione dall’Osservatorio, portando il valore complessivo del mercato a 8,3 miliardi di euro. Dati che sono ancora più sorprendenti se si considera il contesto globale in cui sono emersi, caratterizzato da una perdurante carenza di materie prime e semiconduttori, e dalla decisa instabilità economica e politica dovuta al conflitto in corso in Ucraina.
Tale situazione non ha frenato nemmeno l’incremento del numero delle connessioni IoT cellulari, che nel 2022 erano 39 milioni (+5% rispetto al 2021); 85 milioni era invece il numero di connessioni abilitate da altre tecnologie di comunicazione (+15%).
Tra queste ultime, un ruolo significativo è stato giocato dalle reti LPWA (Low Power Wide Area network) il cui tasso di crescita è stato del 20% in un anno passando da 2 a 2,4 milioni di connessioni. Il 2022 tuttavia è stato un anno caratterizzato da un dato specifico e importante: a generare maggiore valore sul mercato sono state le applicazioni che utilizzano tecnologie di comunicazione non cellulari. Quel valore, infatti, si è assestato a 4,5 miliardi di euro, cioè il 15% più rispetto al 2021. Più contenuta (+11%) è stata la crescita delle applicazioni che sfruttano la connettività cellulare, il cui valore di mercato ha toccato nel 2022 i 3,8 miliardi di euro.
Gli indici del mercato dell’IoT sono positivi sotto molteplici aspetti. Il Cyber Resilience Act rappresenta pertanto un provvedimento necessario affinché quello stesso mercato sia popolato da prodotti sicuri per i consumatori e utili al business delle aziende che li realizzano.
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